Van Gogh
06 aprile 2006
Qui di seguito alcune parole scritte dal famoso pittore al fratello Theo sulla sua condizione di estraneamento dal mondo che lo circondava. Io le trovo molto belle e piene di significato:
"io sono un uomo istintivo, , capace di fare cose più o meno insensate, delle quali mi accade più tardi di pentirmi. (...) Un uccello chiuso in gabbia in primavera sa perfettamente che c'è qualcosa per cui egli è adatto, sa benissimo che c'è qualcosa da fare, ma che non può fare; che cos'è? non se lo ricorda bene, ha delle idee vaghe e dice a se stesso:"gli altri fanno il nido e i loro piccoli e allevano la covata" e batte la testa contro le sbarre della gabbia. E la gabbi arimane chiusa, e lui è pazzo di dolore. "Ecco un fannullone", dice un altro uccello che passa di la, "quello è come uno che vive di rendita". Intanto il prigioniero continua a vivere e non muore, nulla traspare di quello che prova, sta bene e il raggio di sole riesce a rallegrarlo. M a arriva il tempo della migrazione. accessi di malinconia - ma i ragazzi che lo curano nella sua gabbia si dicono che ha tutto ciò che può desiderare - ma lui sta a guardare fuori il cielo turgido, carico di tempesta, e sente in se la rivolta contro la propria fatalità. "Io sono in gabbia, sono in prigione, e non mi manca dunque niente, imbecilli? Ho tutto ciò che mi serve! Ah, disgrazie, la libertà, essere un uccello come tutti gli altri!"
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posted by Ajeje87 @ 14:32,