Comunismo e Iraq, parallelo non tanto assurdo
27 aprile 2006
Dopo le tristi notizie di oggi dei morti italiani in Iraq e la susseguente domanda che mi sono posto: "ma noi, la, che ci stiamo a fare ancora?" mi è venuta in mente una riflessione che vorrei esporvi. Analizzando bene la situazione dell'Iraq, in un sunto complessivo della vicenda, si vede che uno stato governato da un dittatore ha subito un'invasione esterna che sta ancora cercando di modificare la società e imporre la democrazia. In Iraq , attraverso questa invasione abbiamo il tentativo esterno di imporre qualcosa che non è proprio della cultura iraquena. Dalla dittatura alla democrazia c'è un passaggio naturale di lotta interna al paese che rende possibile il progredire della società. Difatti l'imposizione è mal vista da buona paret della popolazione. Noi, per passare dalle monarchie alle democrazie abbiamo sofferto la morte di migliaia di persone durante la Rivoluzione francese e non solo. Quindi, dall'alto, si tenta di saltare un passaggio naturale che ogni società deve attraversare. La stessa cosa che è accaduta in Russia con il comunismo di Lenin che decise di saltare l afase capitalista ancora non presentatasi. Questi "salti" diretti dall'alto non colgono la società pronta ad assorbirli e fanno si che finisca tutto a "schifio" (come usiamo dire a Palermo). In Russia com'è finita l'abbiamo visto tutti, in Iraq ci stiamo avvicinando a passi da gigante.
P.S. Via dall'Iraq, subito
Etichette: Politica
posted by Ajeje87 @ 13:50,
5 Comments:
- At 14:56, said...
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Dici bene quando affermi che l'imposizione dall'esterno della democrazia in un paese non è naturale e che non è ben vista dalla popolazione. Infatti, l'affare iracheno non c'entra niente con la democrazia. Ma, volendo ammettere che c'entri, allora dici bene. ;)
- At 15:00, Ajeje87 said...
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Certo, sono consapevole del fatto che l'obiettivo esterno principale non sia la democrazia, ma si sta tentando di istituire un governo democratico ed è questo tentativo che sta fallendo
- At 15:01, said...
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Ah, ecco :P
- At 15:46, said...
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Un processo democratico, almeno in partenza, nasce sotto la spinta popolare. In Irak c'è un frullatore impazzito che mescola alla rinfusa tutto il marcio nascosto sotto il tappeto per decenni: dalle unioni fittizie post coloniali alle "porcate" della Cia e affini; dai settarismi fanatici al più oscuro estremismo economico delle multinazionali, fino ai giochi d'equilibrio a noi oscuri della geopolitica.
Soviet.ilcannocchiale.it - At 23:01, Spartacus Quirinus said...
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La storia non è mai lineare. procede a sbalzi. Sia Luigi XVI che lo zar Nicola II non erano in grado di contrastare il nuovo che premeva per emergere e tentare di modificare la condizione di vita.
Altri, migliori di loro, avrebbero solo ritardato ma non impedito il processo. Poi non è stato il saltare la fase capitalistica in Russia quanto il socialismo in un paese solo. In Iraq invece c'è solo una guerra di aggressione altro che per portare la democrazia. Non si esportano né la rivoluzione né la democrazia!